domenica 21 aprile 2013

FAVOLE CON LA MORALE "ZETA E I SAGGI CONSIGLI"


IL TROPPO STROPPIA! CHI SI ACCONTENTA GODE!  SBAGLIANDO S'IMPARA! AIUTA I TUOI E POI GLI ALTRI SE PUOI! favole con morale, racconti con morale

 
 
 'era una volta un'ape di nome Zeta che viveva nel bosco  incantato del paese degli Sturli. Zeta era una delle tante che lavoravano alla sezione produzione e stoccaggio miele del più grande alveare della vallata.
I poveri insetti erano costretti a ritmi di lavoro stressanti voluti dalla regina Gina che infatti era una stacanovista convinta; il suo pensiero fisso era assicurarsi che l'alveare non rimanesse mai sprovvisto di miele.

Un Sabato mattina Zeta fu svegliata da uno squillo di tromba, lo riconobbe subito, anche se lo aveva sentito poche volte nella sua giovane vita, era il segnale che qualcuno, di estraneo all'alveare, chiedeva il permesso di poter entrare per parlare con la regina.
Infatti era un giovane fuco che abitava 10 alveari più a valle, era stato mandato dalla propria regina con una richiesta.

Gina decise di riceverlo per sentire cosa avesse da dire; non appena il fuco fu al cospetto di sua maestà con voce tremolante disse: " Mi manda Nova, regina del mio alveare, con una richiesta" Sua altezza lo guardò e poi disse:" Su dai dai! Non ti fermare e parlami di questa richiesta!" Il fuco disse :"Durante l'inverno siamo rimasti senza pappa reale e la nostra regina è morta, quindi abbiamo usato tutto il miele che rimaneva per nutrire Nova, farla crescere e così diventare la regina che è adesso, sono qui per chiedere se gentilmente potreste prestarci un pò del vostro miele così da sfamare le nostre api operaie che, ormai stremate, non riescono più a lavorare."Gina si alzò e disse: "Cosa vi fa pensare che ci avanzi del miele?" Il fuco rispose: "Beh! le nostre api operaie, prima di ammalarsi, si sono spinte fin quà e...." La regina lo interruppe bruscamente e disse: " Ahhhh ci avete spiato ecco cosa avete fatto! Non siete altro che fannulloni, avete oziato tutto l'inverno! E adesso cosa vi aspettate? Sono profondamente offesa dal vostro comportamento e non intendo aiutarvi, arrangiatevi e provate a chiedere altrove."
Gina congedò in malo modo il fuco rispedendolo a casa con un secco no!  

Man mano che il miele si accumulava all'interno delle celle, l'odore dolce aumentava e si propagava sempre di più nell'aria circostante, inondando tutta la vallata.

La brutta stagione stava per finire, l'ultima neve si stava ancora sciogliendo e i primi timidi segni della primavera si potevano percepire nel canto degli uccelli e nel rigoglioso nascere dei primi bianchi bucaneve!

Zarta la nonna di Zeta era un ape ormai in pensione che aveva lavorato anch'essa, a suo tempo, nell'alveare come operaia; parlava spesso con la giovane nipotina raccontandole aneddoti della propria vita relativi al suo lavoro all'interno della colonia, diceva sempre che produrre miele è necessario, ma non bisogna esagerare altrimenti le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.

Un giorno Zeta, durante il suo turno di raccolta polline, si allontanò di qualche km dall'alveare, stava seguendo i sentieri che portano in montagna quando un fragoroso frastuono la distolse dal suo lavoro. In un primo momento pensò che fosse il vecchio Prepotente, un vulcano ancora attivo che di tanto in tanto brontolava, ma ben presto si rese conto che il monte non  c'entrava niente, il gran baccano che sentiva era prodotto dalla corsa di un gruppo di orsi bruni che dalle colline circostanti scendevano verso valle.

La giovane ape si chiese dov'è che andasse con tutta quella fretta, quel branco di orsi, anche lei sapeva che l'orso è un animale paziente e calmo che diventa aggressivo solo se provocato, poi si tranquillizzò e si rimise al lavoro scordandosi per un pò  del brutto spavento che le avevano fatto prendere quegli animali. 

Il momento di calma però durò poco, a Zeta infatti, tutto ad un tratto, tornarono alla mente i racconti della nonna, gli aneddoti che l'anziana ape le aveva raccontato la stavano spaventando a tal punto da paralizzarle le ali. Si ricordò di quando Zarta le aveva spiegato che troppo miele non va bene, e loro di miele in quella settimana, ne avevano prodotto una quantità esorbitante, a Zeta non ci volle poi più di tanto per capire che l'odore, che dall'alveare si propagava in tutta la vallata, aveva attirato tutti quegli orsi e li aveva spinti a scendere dalla montagna fino sulle colline.

Sì si stavano dirigendo proprio verso l'alveare, sicuramente lo avrebbero distrutto, e lei e le sue compagne sarebbero rimaste senza casa. Zeta volò più veloce che poteva, nel tentativo di superare gli orsi e arrivare prima di loro per dare l'allarme avvisando l'alveare.

Purtroppo però non riuscì nel suo intento; quandò arrivo gli orsi avevano già mangiato tutto il miele e spaccato in due l'alveare; la piccola ape cominciò a chiamare la nonna a voce alta e con il groppo in gola: "Nonnaaaaa, Nonnaaaaa, rispondimi". D'altro canto la nonna cercava sua nipote, volava sulle macerie chiamandola con voce decisa: " Zetaaaaa, dove sei, Zetaaaaa"

D'un tratto le due api si videro, volarono l'una verso l'altra e quando si raggiunsero si abbracciarono piangendo, un po' per la gioia di essersi ritrovate e un po' per il dolore provocato da tutta quella devastazione. Zarta guardò la nipote negli occhi e disse: " Hai visto? Te lo avevo detto! Nella vita bisogna accontentarsi e soprattutto quando si ha tanto, aiutare chi è stato sfortunato e donare al prossimo! L'avarizia è una brutta bestia,  meglio sbarazzarsene!"  




Dopo aver saputo di tutto quello che aveva fatto Zeta per avvisare l'alveare, di come aveva capitò che gli orsi erano diretti li attirati dal miele, la comunità decise all'unanimità di eleggerla nuova regina. La colonia sciamò ben presto più a valle costruì un nuovo alveare e nutrì, con pappa reale, la giovane regina che crebbe forte e giusta.

MORALE?

Faccio scegliere a voi!


IL TROPPO STROPPIA!
CHI SI ACCONTENTA GODE! 
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ZETA E I SAGGI CONSIGLI" Scritta da BORZANI ALESSIO il 20 Aprile . L'APE REGINA GINA IMPARERA' PRESTO A PROPRIE SPESE UNA BELLA LEZIONE!!! FAVOLE CON LA MORALE "ZETA E I SAGGI CONSIGLI" Voto: 4,5






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Ciao mandaci una favola, una fiaba, una filastrocca, una conta, 

una canzoncina, qualsiasi cosa che ti ricordi l'infanzia, oppure 

qualcosa che hai scritto tu e che ti piacerebbe che le persone 

leggessero, la pubblicheremo a tuo nome!





lunedì 15 aprile 2013

FAVOLE CON LA MORALE "E VENNE IL GIORNO"

Posto che vai usanze che trovi, chi fatica in giovinezza gode in vecchiezza, Favole con morale, storie con morale, racconti con morale,  



C'era una volta, in un pollaio nel paese degli Sturli, una gallina di nome Elvira. Ne aveva fatte di uova, lei, in tutta la sua vita, ne aveva sfornate ben 100.000, praticamente, con le sue uova erano cresciuti quasi tutti i bambini del paese!




Nel pollaio, oltre alla nostra gallina, ce n'erano altre due Lucia e Ombretta e infine a capo di tutti il re Alberto, un vecchio e saggio  
          gallo.

Il padrone delle bestie viveva in casa con due cani innamorati Berto e Mela; tutti i giorni portava il cibo agli animali del pollaio e, 
tutti i santi giorni, non si scordava mai di apostrofare Elvira con queste parole "Ehehehehe cara Elviretta mia, ormai ci siamo, gallina vecchia....."

Tutte le volte il pollaio scoppiava in una grande risata, mentre la povera Elvira diventava, giorno dopo giorno, sempre più triste sapendo che prima o poi sarebbe finita nella pentola del contadino. 

L'unico che non rideva era Alberto,
lui ne aveva viste passare tante di Lune nel cielo e con la sua grande esperienza e saggezza sapeva cose che i più giovani ancora non avevano appreso, infatti tutti i giorni cercava di consolare la povera gallina distrutta dalla paura dicendole " Elvira cara non disperare, la vita riserva sempre tante sorprese e le cose, gira che ti rigira, non sono mai quelle che sembrano." Ma la bestiola si vedeva già in pentola nell'acqua bollente con cipolle sedano carote ecc.

Un giorno Lucia ed Ombretta, che avevano esattamente 3 anni e 6 mesi meno di Elvira, si avvicinarono alla vecchia gallina e deridendola le dissero " Ci dispiace che sei, vecchia cara gallina, ma il tempo passa inesorabile per tutti; ormai le tue penne sono tutte bianche e le unghie delle tue zampe sono lunghissime, devi ritenerti fortunata perché da dove veniamo noi galline vecchie come te non ce ne sono..... le fanno sparire molto prima!" Le due giovincelle si allontanarono sghignazzando ed Elvira si incupì ancora di più.

Venne il giorno e il contadino dopo aver fatto ritorno da pesca,
posò la canna e si avvicinò al pollaio con una sacco in mano, Elvira rabbrividì e il sangue le si gelò nelle vene. Il vecchio aprì il cancello, serrandolo subito alle proprie spalle, si guardò intorno e vide la gallina accoccolata in un angolo del recinto le si avvicino e disse "Cara Elvira, chissà da quanto tempo aspetti questo momento", la poverina scioccata dalla paura non capiva più nulla, " sei riuscita a invecchiare bene in questo pollaio, senza mai finire nella mia pentola, quindi siccome qua da noi si dice che gallina vecchia porta fortuna, da oggi tutto il tempo che ti resta da vivere, lo passerai in casa con me e sarai servita e riverita."

Poi si girò guardò, Lucia e Ombretta e disse "Voi sì che siete galline da brodo, aspettatemi che domani è giorno di festa e può darsi che abbia bisogno di una di voi" poi, come tutti i giorni, tirò quattro manciate di granturco fuori dal sacco, infine prese Elvira e la portò in casa.

Alberto, che sapeva già da tempo come sarebbe andata a finire, se la rideva sotto i baffi, mentre per le due giovani galline, da quel momento, sarebbero incominciate le preoccupazioni.

MORALE 
Posto che vai... usanze che trovi, inoltre Chi fatica in giovinezza gode in vecchiezza!




                                                                                                  









FAVOLE CON LA MORALE "ELVIRA E VENNE IL GIORNO" Recensita da BORZANI ALESSIO il 15 Aprile . UNA BELLA SORPRESA RALLEGRERA' LA VITA TRISTE DI UNA GALLINA SFORTUNATA. FAVOLE CON LA MORALE "E VENNE IL GIORNO" Voto: 4,5







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mercoledì 27 marzo 2013

FAVOLA CON MORALE L'UCCELLINO NELLA CACCA

C'era una volta un uccellino che volava in campagna,
Chickedee Bird Clip Artera una giornata molto fredda e il povero passerotto stava
cercando di raggiungere la propria dimora.
Purtroppo si era allontanato troppo e inoltre la neve caduta, 
aveva fatto diventare il paesaggio così bianco da confondere i sensi del povero volatile.

Dopo ore di volo senza cibo né acqua, il piccolo pennuto cadde a terra infreddolito e sfinito dall'immensa fatica pensò che quella fosse la sua fine. 
Cow Clip ArtD'un tratto una mucca spuntò da dietro ad un albero, passò sul corpo del piccolo senza calpestarlo, alzo la coda e "prrrrroooo"
gli fece una gran bella cagata sopra.

Lo sfortunato uccellino, quindi, si ritrovò disteso a terra, prima infreddolito e moribondo e adesso anche ricoperto da una gran badilata di cacca di mucca. La povera bestiola, però, si rese conto che poi fondamentalmente nella cacca di mucca non si stava così male, infatti gli escrementi caldi avevano rinvigorito a tal punto quel corpicino debilitato dal ghiaccio, che il frugoletto si mise a cantare dalla gioia.
Kitten Clip Art

Ma un gatto che passava poco distante venne attirato dal cinguettio, vide il passero e senza neanche pulirlo lo inghiottì 
in un sol boccone.


MORALE DELLA FAVOLA

1) Non è detto che chi ti ricopre di merda sia un tuo nemico!
2) Non è detto che chi ti tira fuori dalla merda sia un tuo amico!
3) Ma è sicuro che quando sei ricoperto dalla merda, ti conviene tenere la bocca chiusa!












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abbelloooo

mercoledì 20 marzo 2013

E' STATO IL VENTO

E' stato il vento a buttare giù la canna 
bambino fai la nanna che il babbo vuol dormir.   


E' stato il vento a buttare giù la canna 
bambino fai la nanna che il babbo vuol dormir.

Sì sì ho capito il vecchio è dormire 
appoggio qui il mangiare ritorno lunedì.


Sì sì ho capito il vecchio è dormire 
appoggio qui il mangiare ritorno lunedì.

Meglio esser becchi che patir la fame 
appoggia li il mangiare ritorna lunedì. 



Meglio esser becchi che patir la fame 
appoggia li il mangiare ritorna lunedì.                   















La ninna nanna sopra citata parla di una famiglia toscana degli inizi del 900 composta da padre, madre, figlio e guarda caso anche l'amante.
La donna era solita,  avvisare l'amante della presenza del marito, lasciando una canna fuori dalla finestra. Se era in posizione verticale il marito era in casa, se era in posizione obliqua il marito era a lavorare e quindi lei era sola in casa.
Quella sera però dal forte vento la canna cadde in posizione obliqua mentre il marito era ancora  a letto.
Quando la donna, che ninnava il fanciullo si accorse che l'amante era fuori davanti alla loro porta e stava per entrare cominciò a cantare la famosa ninna nanna.
L'amante capi al volo e da fuori rispose a tono, intonando la seconda strofa della canzoncina.
Ma il marito che aveva sentito e capito tutto rispose per le rime finendo la famosissima filastrocca.

domenica 17 marzo 2013

FAVOLE CON LA MORALE / TINA LA TARTARUGA


Volere è potere, Favole con morale, storie con morale, racconti con morale,  Tina la tartaruga,
C'era una volta una tartaruga di terra, di nome Tina , che come tutti gli anni,

aveva scavato  la sua  tana per andare in letargo. Dopo un lungo inverno, pieno di

freddo, pioggia e neve, era arrivato  il momento di uscire dal letargo. Tina si mise

a scavare sotto la terra con tutte due le zampine fino a che, con pazienza e fatica, riuscì ad arrivare in

superficie.


Quando il suo simpatico musetto sbucò dalla terra polverosa, si trovò davanti un bellissimo spettacolo:

uno stupendo cielo azzurro e un caldo e splendente sole giallo; la primavera era arrivata.

Tina, affamata dopo il digiuno del lungo letargo, gironzolava nel prato alla ricerca di cibo quando

riconobbe l'inconfodile vibrazione che produceva il passo pesante e cadenzato del suo Padrone.

Si voltò e vide che teneva nelle mani una grossa fetta di anguria rossa e succulenta; non resistette e

emise un genmito: "Phohhh!!!" Il padrone la guardo e disse " Eh sì Tina hai capito bene è proprio per

te!" posò l'anguria per terra e se ne andò.

La tartarughina non credeva ai suoi occhi, una fetta di anguria tutta per lei, avrebbe potuto strafogarsi

tutto il pomneriggio.

Divorò tutta la fetta e una volta finita cercò un angolino riscaldato dal timido sole primaverile e si

addormentò.


Purtroppo l'odore dell'anguria aveva attirato anche i passerotti del quartiere e in poco tempo la zona si

era riempita di gatti famelici a caccia di pennuti.


Il più pericoloso dei felini era Leopoldo, il gatto della vicina, che spadroneggiava nel quartiere

grazie alla sua mole imponete e alla sua rinomata crudeltà verso tutti gli animaletti più piccoli di

lui. Era rispettato da tutti i gatti del vicinato che, impauriti, cercavano di non contrariarlo mai e

che quasi sempre, si dileguavano al suo arrivo.

Anche questa volta non fu diversa dalle altre e, quando il testone di Leopoldo fece capolino da sotto

la Jeep parcheggiata in strada, tutti i suoi simili sparirono in un battito di ciglia.


Con aria di suprema importanza si appropinquò verso il recinto di Tina e adocchiò un piccolo

passerotto che era rimasto incastrato con un ala nel filo dela siepe. Si avvicinò e mentre la piccola

creaturina si dimenava dolorante e impaurita, egli pregustava, leccandosi i baffi, il delizioso spuntino

che da li a poco avrebbe riempito il suo stomaco.

Il tentativo frenetico del passerotto di liberarsi, aveva sì attirato l'attenzione di Leopoldo, ma aveva

anche svegliato Tina che da un pò osservava quello che stava accadendo.

Il gatto si avvicinò con passo felpato e si fermò a pochi passi dalla sua preda contraendosi nella

classica posizione dei felini a caccia, ma proprio mentre stava per spiccare il salto decisivo, sentì una

fitta tremenda che dalla coda salì fino alla schiena procurandogli un dolore insopportabile.

Leopoldo scappò inpaurito e dolorante senza neanche capire cosa fosse successo, infatti non si era

accorto che Tina dopo una lunga rincorsa si era scagliata contro di lui mordendogli la coda con le sue

potenti mascelle.


La piccola testuggine liberò l'uccellino e gli diede un po' della sua anguria, il calore prodotto dal

sole piano piano si indeboli, era arrivata la sera e un altro giorno era finito, stava arrivando l'ora di

andare a dormire quindi Tina si avvicinò alla propria tana salutò il passerotto che volò via e sparì

sotto terra.


Quel giorno Tina aveva aggiunto alla propria vita un'esperienza che avrebbe potuto raccontare ai

propri nipotini, era riuscita ad allontanare un animale 10 volte più grosso di lei solamente con la forza

di volontà, il coraggio e la caparbietà, con quella storia avrebbe potuto insegnare loro che....

VOLERE E' POTERE.






                                                                                                             

































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giovedì 28 febbraio 2013

FAVOLE CON LA MORALE. OJI FUN E I TRE CUGINI

Chi tace acconsente , chi troppo vuole nulla stringe, Favole con morale, storie con morale, racconti con morale, 
C'era una volta, in un paese nel lontano Oriente, un vecchio saggio di nome Oji Fun.




Egli viveva in una casa che era stata costruita nel dirupo della montagna più alta, che si poteva raggiungere solamente attraverso una vecchia funivia azionata da due vecchissimi somari a cui il vecchio saggio aveva dato un nome, li aveva chiamati Tira e Molla.
Tira era il somaro addetto a tirare la fune e neanche a dirlo Molla era il somaro che invece doveva controllare il rilascio di quest'ultima affinché la velocità della cabina fosse sempre costante.
Gli abitanti vedevano di rado Oji Fun scendere in paese, infatti era un tipo solitario, lo conoscevano però per la sua fama di saggio e per la caratteristica che lo distingueva dalla gente comune.... Oji Fun NON PARLAVA MAI .

Le dicerie sulla questione erano le più disparate:

c'è chi diceva che non avesse più la lingua perché gli era stata mozzata dall'ordine a cui apparteneva;

c'è chi invece andava blaterando, che siccome conosceva i segreti più oscuri dell'universo, gli Dei gli avevano tolto il dono della parola per impedirgli di metterne al corrente il mondo;

c'è chi invece raccontava che quella del saggio non era una maledizione ma soltanto una condizione dovuta all'immensa saggezza.

Un giorno Compare Serpo, il delinquente più astuto del paese decise di convocare in riunione i suoi due cugini delinquenti anch'essi.





I due cugini erano conosciuti in paese con il nome di Miky la Colt, perché aveva il grilletto facile e 






Frank il lisciato, perché faceva il barbiere e aveva il vizio di pettinarsi l'unico ciuffo di capelli che aveva, nei momenti meno opportuni.
All'arrivo i due cugini vennero salutati da Serpo in modo molto caloroso,  si sedettero a tavolino e ascoltarono per filo e per segno il suo piano diabolico con il quale sarebbero, a sentire lui, riusciti a sgraffignare il tesoro di Oji Fun nascosto nella sua casa. 


La sera stessa i tre furfanti indossarono la calzamaglia nera e, mimetizzandosi perfettamente nella notte, raggiunsero la funivia che portava alla casa del saggio.
Salirono in cabina e diedero una bella frustata al somaro Tira che incominciò a camminare azionando una ruota gigantesca intorno alla quale, piano piano, si arrotolava la fune che collegata alla cabina la faceva salire verso la montagna.

Una volta sulla cima, scesero e si avviarono alla casa del saggio, bussarono e Oji Fun li fece entrare senza badare alla loro fama di malviventi.
Serpo non perse tempo e chiese al vecchio dove fosse il tesoro; egli senza nessuna paura li condusse nella cantina dove i tre cugini assistettero allo spettacolo più bello della loro vita, infatti, impilati nella stanza c'era una quantità spropositata di lingotti d'oro.

Serpo rivolgendosi a vecchio saggio disse sogghignando: "Vedi Caro Fun, io adesso potrei rubare questo oro senza che tu muova un solo dito, ma domani sarei sicuramente arrestato e messo in prigione perché accusato di furto; ma se invece io adesso ti chiedessi... Oji Fun posso prendere questi lingotti d'oro? Tu cosa mi risponderesti"
Il vecchio, come già aveva ipotizzato il furfante, tacque e Serpo subito rispose: " Bene, chi tace acconsente! eheheh! "e insieme ai cugini incominciò a portare l'oro nella cabina della funivia.
Quasi a metà dell'opera Frank il lisciato, dopo un abile colpo di pettine, disse: " Serpo ma non sarà troppo pesante tutto questo oro per questa vecchia funivia?"
Serpo rispose " Stai zitto e lavora, sei già stanco, sfaticato, rammollito che non sei altro e ringraziami che non ordino a Miky di farti assaggiare il piombo della sua colt."
I tre cugini continuarono a caricare l'oro fino a quando la cabina non fu piena zeppa. Ad un tratto Miky la Colt disse " Serpo, ma con tutto quell'oro non c'è più posto per noi in cabina come faremo a scendere?"
Serpo disse " Ma voi due dove eravate quando hanno distribuito i cervelli...? Ci mettiamo sul tetto! e dove sennò?!"
I due cugini annuirono guardandosi negli occhi come per riconoscere la superba intelligenza del cugino e salirono sul tetto. 
Diedero una frustata al somaro Molla, che piano piano, incominciò a rilasciare la fune che teneva in bocca; Il somaro faticava come non gli era mai successo, il peso questa volta era eccessivo anche per un asino forte ed esperto come lui, inoltre gli anni si stavano facendo sentire; pensò che era arrivata la sua fine, sicuramente lui non avrebbe mollato la presa di sua spontanea volontà, non sarebbe stato la causa della morte dei tre cugini, anche se erano tre furfanti, ma sentiva il peso eccessivo gli avrebbe, da un momento all'altro, strappato via la testa.

Non fu la testa di Molla a strapparsi ma la fune, eh sì, la corda, vecchia e logorata dalle intemperie, dapprima si sfilacciò  per poi staccarsi di netto, facendo precipitare la cabina piena d'oro nel dirupo; ma non prima di dare il tempo a Miky la Colt di sparare gli ultimi colpi in aria, a Frank il lisciato di dare l'ultimo colpo di pettine e a compare Serpo di farsi l'ultima risata pensando che:

MORALE 

E vero che chi tace acconsente ma anche che chi troppo vuole nulla stringe!
  







                  Scritta da  


















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martedì 26 febbraio 2013

LA MACCHINA DEL CAPO







LA MACCHINA DEL CAPO
HA UN BUCO NELLA GOMMA,
LA MACCHINA DEL CAPO
HA IL BUCO IN UNA GOMMA

LA MACCHINA DEL CAPO
HA IL BUCO IN UNA GOMMA
E NOI L'AGGIUSTEREMO
CON IL CHEWING GUM.

LA "BRUM" DEL CAPO
HA UN BUCO NELLA GOMMA,
LA "BRUM" DEL CAPO
HA UN BUCO NELLA GOMMA,

LA "BRUM" DEL CAPO
HA UN BUCO NELLA GOMMA
E NOI L'AGGIUSTEREMO
CON IL CHEWING GUM.

LA "BRUM" DEL "M"
HA UN BUCO NELLA GOMMA
LA "BRUM" DEL "M"
HA UN BUCO NELLA GOMMA


LA "BRUM" DEL "M"
HA UN BUCO NELLA GOMMA

E NOI L'AGGIUSTEREMO
CON IL CHEWING GUM.

LA "BRUM" DEL "M"
HA UN "PSS" NELLA "MM"

LA "BRUM" DEL "M"
HA UN "PSS" NELLA "M"


LA "BRUM" DEL "M"
HA UN "PSS" NELLA "MM"

E NOI L'AGGIUSTEREMO
CON IL CHEWING GUM.


LA "BRUM" DEL "M"
HA UN "PSS" NELLA "MM"

LA "BRUM" DEL "M"
HA UN "PSS" NELLA "M"


LA "BRUM" DEL "M"
HA UN "PSS" NELLA "MM"
E NOI L'AGGIUSTEREMO
CON IL "GNAM GNAM GNAM".


A MACCHINA DEL CAPO
HA UN BUCO NELLA GOMMA,
LA MACCHINA DEL CAPO
HA IL BUCO IN UNA GOMMA

LA MACCHINA DEL CAPO
HA IL BUCO IN UNA GOMMA
E NOI L'AGGIUSTEREMO
CON IL CHEWING GUM.


E NOI L'AGGIUSTEREMO
CON IL CHEWING GUM.